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7.1.1. Le abitazioni in argilla cruda

In Africa occidentale la costruzione d’argilla cruda viene chiamata banco o poto-poto. Nel Mali essa si chiama bugù, con lo stesso nome, che designa una casa o un piccolo villaggio.
L’argilla cruda (e non “cotta al sole”, come pure si dice correntemente in modo erroneo) è un materiale da costruzione estremamente versatile e robusto, permette costruzioni di alcuni piani di altezza (sino a 4-5 piani,come si trovano nel Marocco e nello Yemen) e dà la possibilità di coprire gli ambienti con cupole, volte o terrazze. È necessario però “stabilizzare” in qualche modo la terra con paglia, calce, sabbia, materie organiche, oli e fibre vegetali o cemento, perché il suo inconveniente principale è quello di gonfiarsi con l’umidità e ritirarsi con il clima secco, provocando così dissesti e fessure.

La superficie di una costruzione d’argilla necessita di una manutenzione accurata, per durare nel tempo. L’intonaco deve essere rinnovato regolarmente. Gli Haussa conoscevano sette modi diversi per fare gli intonaci: aggiungevano alla terra e alla paglia la potassa usata per fare tinture, o infuso di carrube locali, i ricchi estraevano una sostanza speciale dalle mimose importate dall’Egitto.

L’intonaco si applicava – e si applica ancora – con la mano e poi lisciato accuratamente. Sulla parete rimane il segno del gesto, se la superficie non viene ulteriormente decorata con motivi simbolici. In certe zone della foresta, un lavaggio regolare dell’intonaco arriva a produrre una superficie dura e lucida. È compito delle ragazze lavare e tenere in buono stato l’intonaco delle case. Nel Mali, in lingua bambara, le ragazze giovani vengono chiamate bugu-tigi cioè “le padrone dell’argilla”.