6.1.2. Cristianesimo e Vuduismo in Benin
L'Islam ed il Cristianesimo sono considerate religioni dei popoli invasori. Queste religioni sono state in generale accettate dalle popolazioni ma adattate alle loro credenze e sovente snaturate dei loro messaggi originali. Nelle tradizioni dei popoli animisti l’accettazione di una nuova credenza religiosa non si contrappone ai loro princìpi. I portatori di nuove religioni sono sempre accolti con le loro divinità, che vengono in qualche modo inserite nel pantheon delle divinità locali, anzi, in alcune circostanze, quando il confronto di superiorità è per essi evidente, dichiarano senza esitazione che il Dio dei cristiani o dei musulmani è più forte dei loro.
Nonostante alcune persone affermino che i Cristiani avessero convertito sotto minaccia di morte gli schiavi e che questi avessero adottato l'iconografia cristiana per camuffare gli antichi riti africani, non v'è nessuna prova che le cose siano andate così. Vi è prova però che i Cristiani obbligarono gli schiavi a battesimi di massa. C'è da ricordare che il Vuduismo originale africano era già di per sé una mescolanza di varie religioni native e che per gli schiavi immigrati in America era del tutto normale e spontaneo accettare nuove religioni ed integrarle al Vuduismo: questo fu probabilmente il destino anche del Cattolicesimo.
È indubbio che il Cattolicesimo perseguitò alcuni aspetti del Vudù, che presentava forti connessioni con il Satanismo tradizionale: sacrifici animali, l'importanza ritualistica del sangue e di animali che i Cristiani considerano maligni (serpenti in particolar modo), possessioni e magia nera.
Un rapporto quindi doppio: da una parte una persecuzione degli aspetti più incomprensibili e presumibilmente malvagi, dall'altra una integrazione spontanea degli elementi ritenuti simili.

Attività Cloze
L'Islam ed il Cristianesimo sono considerate religioni dei popoli invasori. Queste religioni sono state in generale accettate dalle popolazioni ma adattate alle loro credenze e sovente snaturate dei loro messaggi originali. Nelle tradizioni dei popoli animisti l’accettazione di una nuova credenza religiosa non si contrappone ai loro princìpi. I portatori di nuove religioni sono sempre accolti con le loro divinità, che vengono in qualche modo inserite nel pantheon delle divinità locali, anzi, in alcune circostanze, quando il confronto di superiorità è per essi evidente, dichiarano senza esitazione che il Dio dei cristiani o dei musulmani è più forte dei loro.
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Nelle città e nei villaggi si può assistere a cerimonie durante le quali, tra percussioni e canti, i Vudù invocati s’impossessano di alcuni adepti, dando luogo ad autentiche manifestazioni di trance. Altrove i guaritori trattano i malati a base di erbe e sacrifici sui molti altari che riempiono le loro corti.
Gli oracoli praticano il "Fa", tecnica divinatoria esoterica: arte di combinare proverbi, immagini, capacità di intuire, interpretare e spiegare. L’oracolo "Fa" è vera scuola di vita per queste popolazioni.
Una delle cerimonie Vudù più importanti si svolge nella città di Ouidah in Benin il 10 gennaio di ogni anno.
Una lunga processione di adepti, chi a piedi, chi in moto, chi in taxi, si reca alla "Porta del Non Ritorno". A migliaia si danno appuntamento nelle tenute rituali, in cui dominano il bianco e le perline multicolore.
La festa esplode con l’arrivo del Dagbo Hounon, il sommo feticheur di Ouidah. Danze, libagioni, maschere (qualche discorso ufficiale) cadenzano la mattinata. La prima parte della festa si conclude verso le 15.00, per poi continuare in città. La gente non si stanca di inneggiare ai propri Vudù.
In particolare, si raduna in un grande piazza dove si danno appuntamento le maschere Egun. A decine, queste maschere arrivano per danzare, scacciare cattivi spiriti e lanciarsi sulla calca per una “corrida” in cui si gioca quasi a guardia e ladri.
La sera, Ouidah, esausta, ma non ancora completamente soddisfatta, continua la sua festa, questa volta nell’intimo dei cortili. In attesa di ritrovarsi fra un anno e rinvigorire la propria fede nei Vudù.