5.6. CONDIZIONE FEMMINILE
Nella gran parte del territorio africano domina il patriarcato e la donna vive in una condizione di sottomissione. In Niger le bambine sono sfruttate per il lavoro, in Angola la vita delle bambine è a rischio quando devono
occuparsi di andare a coltivare i campi ancora disseminati di mine.
In Africa la donna viene considerata per il tipo di lavoro che esegue e in base alla sua capacità procreativa e viene riconosciuta a livello sociale solo dopo aver avuto il primo figlio mentre solo dopo la menopausa
acquista autorità all’interno della famiglia.
In Africa le donne subiscono l'orribile pratica delle mutilazioni genitali. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti, a seconda della gravità degli effetti:
1. Circoncisione: è l'asportazione della punta della clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
2. Escissione del clitoride al-wasat: asportazione della clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
3. Infibulazione: asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale;
4. Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.
Queste pratiche sono eseguite in età differenti a seconda della tradizione: per esempio nel sud della Nigeria si praticano sulle neonate, in Somalia sulle bambine, in Uganda sulle adolescenti.
Tutte queste mutilazioni ledono gravemente sia la vita sessuale sia la salute delle donne, ed è a tutela di queste ultime che si adoperano i movimenti per l'emancipazione femminile.
Le mutilazioni genitali femminili hanno gravissime conseguenze, sul piano sia fisico che psicologico, immediate (emorragie a volte mortali, infezioni, shock) e a lungo termine (cisti, difficoltà nei rapporti sessuali, rischio
di morte nel parto sia per la madre sia per il nascituro).