3.5. IL GENOCIDIO DEL RWANDA
IL GENOCIDIO IN RWANDA
Il genocidio del Rwanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo. Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco,
machete pangas e bastoni chiodati) almeno 500.000 persone; il numero delle vittime tuttavia è salito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone. Il genocidio, ufficialmente, viene
considerato concluso alla fine dell'Opération Turquoise, una missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi, sotto autorizzazione ONU.
L'idea di una differenza di tipo razziale fra gli Hutu e i Tutsi è legata al primo colonialismo belga in Africa. I coloni belgi si basarono sulla semplice osservazione dell'aspetto fisico degli appartenenti ai diversi gruppi. Essi
osservarono che i Twa (un terzo gruppo etnico dell'area) erano di bassa statura (come i pigmei), gli Hutu erano di media altezza, e i Tutsi erano molto alti e snelli. Inoltre i Tutsi tendono ad avere il naso e l'intero volto
più sottile. La maggioranza della popolazione era Hutu, poi Tutsi e in minoranza Twa. Nell’antichità i Tutsi erano più ricchi degli Hutu e nell'ultimo gradino della scala sociale vi erano i Twa. Ma non era definitivo,
chiunque poteva migliorare la propria condizione e passare da un gruppo all’altro.
Con l’indipendenza del Rwanda, questa situazione diede inizio a un' epoca di rivendicazioni da parte degli Hutu. La crisi economica e la carestia che nel 1990 si abbatterono sul Paese contribuirono ad alimentare
queste tensioni.
Il 6 Aprile 1994 l’aereo su cui viaggiava Habyariama, il presidente degli Hutu, fu abbattuto da un missile. Benché questa azione non fosse rivendicata da alcun gruppo politico, scatenò una violenta rappresaglia nei
confronti dei Tutsi, principalmente ad opera dei gruppi militari Hutu. Questi diedero inizio al massacro sistematico degli oppositori politici del governo e della popolazione Tutsi. Il genocidio durò tre mesi, e portò
all’uccisione di 937.000 persone. La risposta del RPF (Tutsi), che ora controllava l’intero Paese, al genocidio aggravò ulteriormente la catastrofe umanitaria nel Rwanda. Circa un milione di profughi Hutu fuggirono dai
combattimenti verso i Paesi confinanti e a migliaia morirono di colera e dissenteria. La comunità internazionale intervenne con uno dei progetti umanitari su più grande scala mai messi in atto.